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      - Oh!... - fece il vecchio con accento di meraviglia e di profondo rammarico; e, senza aggiungere altro, uscì, le spalle incurvate, fuori della camera.
      - Che fare ora? che fare ora? - si lamentava ella a voce alta, girando qua e là per la casa. La testa le ardeva; le mani le tremavano. Faceva mille progetti, uno più stravagante dell'altro: andare all'albergo, gettarsi ai piedi della vecchia contessa, supplicarla che impedisse quel matrimonio. No, no, non era questo. Avrebbe veduto Paolo, gli avrebbe parlato, avrebbe pianto, l'avrebbe minacciato; ma la sua immaginazione glielo raffigurava freddo e indifferente davanti a lei, la sigaretta in bocca, l'accento secco e sprezzante. Il vile! ma perché l'aveva voluta, perché l'aveva perseguitata, perché le aveva tolto la pace del cuore e della coscienza, due volte? Per forza l'aveva voluta; e ora l'abbandonava per un'altra, perché un'altra aveva i milioni! L'ingiustizia delle cose del mondo la rivoltava.
      Poi ella cercava di farsi una ragione. Non sapeva forse che lui, così vano, così ambizioso, così egoista, era capace di questo e di altro? Non aveva preveduto da un pezzo, senza osar mai di confessarlo a se stessa, che tutto sarebbe finito così? Perché ora se ne rammaricava? Era pur vissuta tanti mesi senza di lui, dopo la loro rottura di Napoli! E, con amarezza profonda, sentiva allora che non lo aveva amato mai tanto, neppure nei primi giorni del loro legame; che gli si era affezionata sempre più a mano a mano che lo aveva conosciuto più perverso e più ignobile!


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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania
1901 pagine 167

   





Paolo Napoli