- Perché?
- Oh! perché la mia presenza in questa casa ti compromette. Lui scrollò le spalle. Ella riprese:
- Non mentire, non mentire. A quando il matrimonio?
- Che matrimonio? - balbettò lui.
- Il tuo matrimonio con la Moos: tutta Roma ne parla. Egli divenne cinico. Rispose:
- Ebbene, sì: giacché te lo hanno detto, sarà una noia di meno. Sissignora: sposo la von Moos: c'è altro?
- E io?
- Oh - fece lui, con un mezzo sogghigno, fingendo di intendere quello che l'altra non voleva dire - penseremo anche a te, non avere paura.
- Quanto mi dai per l'onore che mi hai rubato, per l'ignominia che mi costi? - disse lei, cominciando a esaltarsi, ma cercando di tenersi calma a ogni modo.
- Fa una domanda - disse lui freddamente.
- Vile! vile! vile! - proruppe Leona, andandogli incontro, i pugni chiusi, le pupille sbarrate, tremando per tutto il corpo.
- Ohè - fece lui, tirandosi da una parte, impaurito sul serio.
- Tu non la sposerai, capisci? - gli mormorò ella in viso con voce sorda, gettando fiamme dagli occhi.
- E chi me lo impedisce? - esclamò lui, con un riso di orgoglio sprezzante.
- Io! io! io! Io lo impedirò a te e a quella vecchia mezzana di tua madre!
- Ah, sgualdrina! - disse lui sul punto di avventarsi.
- Provati!
E, con un piede puntato avanti, il solido pugno da scudiera teso contro di lui, i capelli sparsi, lo guardava in atto di sfida. E come egli, seguitando a vomitare contumelie, le sbatteva la porta in faccia, lei gli corse dietro gridando:
- Canaglia! canaglia! credevate dunque di potermi buttare via così, come un cencio smesso?
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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Moos Roma Moos Leona
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