Davanti al caffè Aragno, nel caffè di Roma, negli uffici dei giornali, dappertutto si raccontavano i particolari del fatto, secondo che ognuno li sapeva o poteva immaginare. Von Moos aveva sorpreso alla moglie delle lettere del conte Cappello, dicevano alcuni; no, aveva sorpreso al Cappello le lettere della moglie, dicevano altri. Ma come? ma sì, per un equivoco: il Cappello, che doveva sposare la nipote del banchiere, aveva rimandato le lettere alla zia di lei, e invece erano capitate in mano allo zio, il banchiere medesimo. Il matrimonio era andato per aria, naturalmente: la sera stessa, zia e nipote partivano per la Germania; e si parlava anche di una sfida corsa fra il conte Cappello e il banchiere. In un crocchio di amici il segretario del Moos raccontava, ridendo, come il barone aveva dato a lui quelle lettere, affinché le leggesse e gliene riferisse, credendo che si trattasse di affari. Oh! la faccia che aveva fatto quando il segretario, dopo avere scorso il carteggio, aveva dovuto osservargli:
- Signor barone, credo più conveniente che queste carte le esamini da sé.
- Impagabile! impagabile! - gridavano tra le risate gli amici del caffè di Roma.
Quando Gabriele Caligaris udì raccontare la cosa, esclamò placidamente:
- Qui sotto c'è lo zampino di una donna.
- Leona!- esclamarono tutti, meravigliati di non averci pensato prima. - Sicuro! doveva essere stata lei! Ah, la terribile creatura!
- E ora dove si trova? - domandò l'Ozanil.
- Come? non sapete la notizia? - rispose il Caligaris.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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