- È tornata agli antichi amori: domani sera debutta all'Alhambra.
- Bisogna andarci, perbacco! - disse qualcuno.
- Caligaris ne ha l'obbligo, lui che fu per sei mesi il tutore della donzella - riprese Giorgio Ozanil ridendo giovialmente nella sua gran barba lucida e nera.
Il Corso era rumoroso e animato, la sera appresso, come sempre, a quell'ora, in Roma, d'autunno. Il cielo, cupo e profondo, scintillava di stelle: davanti le vetrine fiammeggianti delle oreficerie, dei magazzini di mode, delle dolcerie, la gente si fermava a crocchi e guardava a lungo. Erano giovani donne a braccio dei loro mariti impiegati, che andavano a spasso; erano ufficiali di primo pelo che adocchiavano qualche sartina. Passando, si potevano cogliere brani di conversazione, come in una sala da ballo: una vettura veniva a passo, e si udiva la voce del vetturino, accompagnata dallo schioccare della frusta: - Il legno! - Ogni tanto la porta vetrata di una trattoria si spalancava, e, con un grasso odore di cucina, ne usciva un gruppo di signori, il sigaro in bocca, le mani affaccendate a tirare su il bavero del cappotto.
Il caffè di Roma era più popolato del solito. Attraverso i vetri umidi di vapore, si vedevano dei camerieri in marsina andare e venire, le braccia ingombre di piatti. Tutti i tavolini erano pieni: in fondo, quattro o cinque signori, in abito da viaggio, la borsetta a tracolla, mangiavano in silenzio; e come non erano fra gli assidui del luogo, più di uno si voltava a guardarli.
La porta del caffè si aprì, e apparve Gabriele Caligaris.
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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