- Stasera è in rialzo, eh, la vostra baracca?
- Eh! quando le donne ci si mettono di mezzo! - disse il direttore, ridendo.
- La Perla di Granata, nevvero? Voi siete un uomo di genio, Balzano. E, a proposito, dov'è la piccina?
- Nel suo camerino; ma ha già dato ordine di non ricevere nessuno.
- Neppure me? un vecchio amico innocente?
E senza darsi pensiero dei gesti di stizza che il direttore faceva dietro le spalle di lui, andò verso il camerino di Leona, e, con il pomo del bastone, picchiò.
- Chi è? - chiese la voce della giovane.
L'uscio di legno si aprì e, dietro la tenda, apparve la bruna testa sorridente di Leona.
- Venite: fate presto - disse; e richiuse subito.
Il camerino era ingombro di casse, di vestiti, di maglie, di scarpine color di rosa, di nastri. Sulla pettiniera giacevano alla rinfusa bottiglie, vasi, scatolini di ogni foggia e di ogni dimensione, donde emanava un profumo pesante di pomata e di cipria. Leona, in una lunga amazzone oscura che le serrava il busto come una maglia, il lucente cappello cilindrico piantato sul volume abbondante dei suoi meravigliosi capelli, un frustino sotto il braccio, la sigaretta in bocca, si calzava un paio di guanti scamosciati che le arrivavano fino al gomito. Chiese a Gabriele, tranquillamente:
- Ebbene! com'è andata?
- Ferito sotto la settima costola - rispose l'altro, serio.
Ella impallidì. Soggiunse, con la voce arrochita:
- A morte?
- Non credo; ma ne avrà per sei mesi, almeno.
Leona non aggiunse nulla; ma poiché doveva abbottonarsi un guanto, e la mano le tremava, disse a Gabriele, porgendogli il braccio:
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L'innamorata
di Contessa Lara
Giannotta Catania 1901
pagine 167 |
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