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      Ma queste scuse facevano poca breccia nell'animo dei più. Si ricorse allora al ripiego dei miracoli, cominciando a parlar sul serio di fatti avvenuti ad Arezzo e in Casentino. Nell'estate del 1796 si pensò di fare qualche cosa di simile anche a Firenze: perciò si prese a volo l'occasione che due ramoscelli di gigli selvatici fiorirono spontaneamente, alimentati dall'acqua, in un vaso presso un tabernacolo posto in via del Ciliegio, ora via degli Alfani. Indescrivibile fu la sorpresa dei bigotti, che incitati dai preti cominciarono a sbraitare e a darsi moto, per far credere che si trattasse d'un inaudito miracolo. La via del Ciliegio si parò subito di setini, e vi si posero lumiere penzoloni, riducendola quasi una chiesa. Baciapile e pinzochere, giorno e notte stavan davanti al tabernacolo, ove era dipinto un quadro su tela rappresentante la Concezione, cantando laudi, e dicendo rosarii senza riposo. Ma siccome il mondo è sempre stato mondo, così anche allora ci fu chi profittò di quello stolto fanatismo, artificialmente eccitato da chi ne aveva interesse. Perciò la via del Ciliegio se fu sempre affollata di donnicciuole e di bigotti, lo fu anche di zerbini e di borsaioli, i quali, nella calca e al barlume, trovavano come sfogare i loro progetti a scapito del buon costume e della proprietà privata.
      L'arcivescovo Martini uomo dotto, e repugnante da ogni falsità che reca sempre più danno che utile alla religione vera, incarico il dottore Attilio Orlandini, direttore dell'Orto botanico, uomo di somma dottrina e scevro da ogni prevenzione, di emettere il suo parere sulla fioritura di quei due gigli.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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