Frattanto le continue vittorie dei Francesi, ed il terrore che generavano in Europa le notizie di tanti loro trionfi, fece pentire Ferdinando di non aver mantenuta quella neutralità che s'era imposta. Onde per incarico suo, dal principe don Neri Corsini, come quegli che aveva molta pratica degli affari politici, e godeva in Francia molta stima, furono intavolate trattative col Governo francese per tornare con esso in buon accordo; e condotte queste a buon punto furon poi terminate a Parigi dal conte Carletti, inviato speciale di Ferdinando, cd in suo nome fu firmato un trattato di pace nel dicembre del 1795.
Ma tutto questo non bastò, perché il Direttorio ingiungeva a Napoleone di andare contro il Granduca di Toscana che è servo degli inglesi in Livorno. "Ite ed occupate Livorno; non aspettate che vi acconsenta il Granduca, il sappia quando sarete padroni di quel porto." Questo fu il frutto dell'accordo!
Ferdinando III spaventato dalle notizie che da Parigi mandava don Neri Corsini, che aveva sorpreso qualche parola concernente questa faccenda e dallo zelo di Napoleone, di cui comprese il fine, mandò a lui, in Bologna ove si trovava col quartier generale, una Commissione composta del principe Tommaso Corsini, fratello di don Neri, del marchese Manfredini e del poeta Lorenzo Pignotti, affinché mutasse proposito e prendesse un altro giro lasciando in pace la Toscana. Napoleone accolse come amici e trattò con moltissima cortesia i tre commissari, che gli vennero presentati dal commissario Saliceti, stato scolaro del Pignotti all'università di Pisa.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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