Ed aveva anche il fresco cuore di dire:
Voi fremerete di sdegno quando saprete che i nemici della Francia volevano inondare le vostre città!" Che è quanto dire che i toscani dovevan ballare dalla contentezza, perché, invece di tedeschi venivano dei francesi. Quando si tratta di stranieri che valgano come amici, è una finzione ed una stoltezza il crederlo! Nello stesso tempo il generale Gaultier emanava un ordine del giorno alle truppe destinate alla invasione cominciando così: "Soldati! Il generale in capo per la esecuzione degli ordini del Governo, vi ha destinato ad occupare una delle più belle contrade d'Italia, ove i nostri nemici volevan portare il flagello della guerra." Una tenerezza simile per gente che non ci conosceva nemmeno, ma che sapeva soltanto che si stava in un discreto paese, che piaceva tanto anche a loro, era davvero commovente. Soggiungeva poi l'egregio generale, parlando sempre ai suoi soldati, che "il popolo toscano è dolce e pacifico" e che perciò lo trattassero meglio che potevano, perché questo avrebbe loro meritato "la confidenza degli abitanti." Ma prevedendo che qualcuno, attratto da tante bellezze potesse lasciarsi sedurre dall'idea ammaliatrice del saccheggio, da uomo prudente minacciava, non foss'altro per non scomparire, "di fare tradurre ì colpevoli dinanzi al consiglio di guerra, ed il gastigo non sarebbe stato lontano dal delitto." Questi proclami facevano un effetto magico sui partigiani dei francesi; e il Granduca temendo che gli avversari facessero nascere dei disordini, spinse la sua eccessiva bontà, fino a fare affiggere sulle cantonate di tutte le strade, un manifesto che annunziava l'arrivo delle truppe repubblicane.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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Francia Gaultier Governo Italia Granduca
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