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      Molti di quei contadini entrarono in città, e senza curarsi, anzi, provocando il piccolo presidio francese, e la scarsa guardia nazionale, percorsero le vie della città, gridando Viva Maria, - che non ci aveva nulla che fare - Viva Ferdinando III; Viva l'imperatore, abbasso l'albero della libertà.
      Poco dopo l'ingresso di quelle ciurme ignoranti di contadini, comparve in Arezzo una sdrucita carrozza guidata da un cocchiere, che aveva accanto a sé una vecchia, la quale teneva in mano una bandiera austriaca, che faceva sventolare dove maggiore era la massa dei contadini, eccitandoli sempre più. Quella sozza folla fu così stupidamente idiota, da credere che il cocchiere non fosse altri che San Donato protettore d'Arezzo e la vecchia la Madonna, e che entrambi venivano ad annunziare la prossima liberazione d'Arezzo! Parrebbero novelle queste, se non fosse pura storia!!
      Allora non ebbero più limite le ingiurie ai francesi, e gli insulti d'ogni genere ai patriotti. In brev'ora la città fu in preda alla rivoluzione. Il popolo ubriacato, trascinato dai contadini, si armò come meglio poté di fucili, di pali, di forconi, di falci, di scuri e dì tutto quanto forse atto a ferire.
      La scarsa truppa francese, tenne testa per un po' di tempo; ma vedendo che la folla s'imbestialiva sempre più, perché nella mischia aveva avuto anche un morto, sebbene fosse morto anche un soldato, la truppa, diciamo, si dette alla fuga.
      Rimasta libera la città, le bastonate ai pochi patriotti e le sassate a' vetri delle loro case, piovvero come la grandine.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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