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      Passato questo tempo inutilmente, le dette città e le comunità circonvicine, sarebbero state dichiarate ribelli e ridotte all'obbedienza con la forza delle armi. Il paragrafo VII poi conteneva questa esplicita comminazione: "Tutti i proprietari nobili domiciliati nelle dette città, tutti i preti aventi dei benefizi, che non sono di quelli con cura d'anime, i quali non usciranno subito da queste città dichiarate in stato di ribellione aperta, e non si recheranno a Firenze, verranno considerati come capi di rivolta, puniti come tali, e i loro beni saranno confiscati a profitto della repubblica."
      Quest'editto inasprì sempre più gli animi dei rivoltosi.
      Allora il generale in capite Macdonald emanò da Siena in data del 3 pratile (23 maggio) questa, che giustamente fu detta feroce ordinanza:
      Art. 1. Nel corso di 24 ore dalla notificazione della presente risoluzione, le comunità d'Arezzo e di Cortona poseranno le armi, e invieranno una deputazione al Generale in capite composta dei principali cittadini, per assicurarlo della loro sommissione e per servire d'ostaggio.
      Art. 2. Mancando esse di conformarsi al precedente articolo nella dilazione prescritta, si manderanno delle colonne di truppe francesi e dei cannoni, per assoggettare i ribelli con la forza.
      Art. 3. In caso di resistenza, tutti gli abitanti saranno passati a fil di spada, e le città date in preda al saccheggio e alle fiamme.
      Art. 4. Le due città d'Arezzo e di Cortona, saranno distrutte e rase.
      Art. 5. Sarà inalzata una piramide nel luogo che occupavano, con queste parole: Le città d'Arezzo e di Cortona punite della loro ribellione.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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