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      Era una volta in proverbio la fede greca; nelle vostre mani è divenuta tale la fede, francese!" Parole roventi coteste, ma dette con coraggio! La conclusione della risposta degli aretini conteneva un'aperta sfida, dicendo che la rabbia del generale non li spaventava: ed alla minaccia di erigere una piramide, dove sorgeva la città d'Arezzo, rispondevano che più facile sarebbe stato agli aretini formarne una di teste di giacobini e dì soldati francesi, ponendovi in cima quella del comandante Mesange, che era scappato con la compagnia, appena scoppiata la rivolta.
      La chiusa poi era enfatica quanto mai. Dopo aver detto che gli aretini non s'inchinavano che a Dio e "alla grande protettrice Maria" in nome della quale però, commisero ribalderie senza nome, concludevano ammonendo il Macdonald: "Vergognatevi delle vostre insultanti minacce: e chinando gli occhi a terra, riconoscete il vostro delitto; tremate che il Dio delle vendette non vibri sul vostro capo quel folgore che oramai vi striscia intorno, e che certo non isfuggirete, se al lungo errore non succede un pronto e sincero ravvedimento." Considerate da quali pulpiti si dovevan sentir tali prediche!...
      Il Macdonald con le sue truppe si mosse allora da Siena e marciò prima su Cortona, avendo intenzione di continuar poi per Arezzo e sottomettere con le armi le due ribelli città. I cortonesi meno fermi degli aretini, appena furono in vista i soldati francesi, andaron loro incontro; e fatto atto di sottomissione al generale, fu ripristinato il governo francese e rimessi gli alberi della libertà.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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