Essi infatti entrarono in Firenze nel pomeriggio del giorno stesso dalla porta a San Níccolò in numero di 2500 fra fanti e cavalli guidati dalla celebre Sandrina Mari, che a cavallo come un uomo, vestita metà da donna e metà da soldato, entusiasmava quel prode esercito. Il vero nome di lei era Cassandra Cini, figlia d'un macellaro di Montevarchi; ma ad Arezzo la chiamavano Sandrina. Fu poi sposata al capitano Lorenzo Mari, il quale, dopo essere stato licenziato con gli altri ufficiali toscani dai francesi, si era messo alla testa dei rivoltosi aretini, illudendosi d'essere un condottiero d'eroi.
La Sandrina, che montava un bellissimo cavallo bianco, aveva a destra il cavaliere Wyndham, il gran paciere inglese, e a sinistra il barbuto frate zoccolante del Monte San Savino, che tutti prendevano per un cappuccino, essendosi lasciata crescer la barba onde dar più tono alla sua insipida fisionomia. Egli, di motu proprio s'era dato il titolo di cappellano dell'armata, per giustificare in qualche modo la sua presenza fra le bande, delle quali mostravasi degno, continuando a bestemmiare come un facchino. Il marito di quella specie di Giovanna d'Arco in caricatura, era in uniforme di capitano con l'elmo da dragone, avea una tunica piena d'alamari, ricami e galloni; le spalline dorate, ed il petto fregiato di medaglie d'ogni specie, croci e tosoni, come i giuocatori di prestigio o i ciarlatani d'un tempo. Pareva un di coloro che con gli specchietti vanno a caccia dell'allodole.
Poco dissimili dal condottiero erano gli ufficiali, adorni d'assise e nappe svariatissime, fregiati tutti di coccarde toscane, austriache, russe, pontificie e perfino della mezzaluna turca insieme agli scapolari con la Madonna e l'immagine dei Santi.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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