Ma siccome l'insurrezione, per il modo con cui era stata condotta e per i furti e saccheggi ed altre infinite ribalderie fatte in nome di Maria Santissima e di San Donato, aveva dato luogo ad infinite lagnanze, che eran giunte anche a Vienna, così il Granduca, per mezzo del suo segretario Luigi Bartolini, fece rimettere ai deputati d'Arezzo un dispaccio che cantava molto chiaro.
Quel dispaccio, dopo i soliti complimenti d'uso circa "l'ammirazione, la gratitudine ed il plauso di S. A. per il coraggio fermezza e fedeltà di tutto quel popolo toscano" cioè aretino "che il signor Gamurrini aveva l'onore di rappresentare e che con l'assistenza di Dio e di Maria Santissima" che non ci pensavan nemmeno "aveva diminuite le disgrazie cui soggiaceva il granducato," conteneva altresì l'esplicito volere della prefata A. S. la quale non ammetteva nessuna distinzione e separazione, dovendo tutti i toscani essere uniti e sotto di lui.
Per dorare poi la pillola, si diceva che S. A. aveva presentato al suo imperiale fratello il signor Gamurrini, il quale era stato fatto conoscere a tutta la reale famiglia.
Il governo provvisorio d'Arezzo fu costretto a fare buon viso a mala fortuna; ed il 5 di settembre mandò fuori un avviso col quale annunziava che i felicissimi Stati di S. A. il granduca Ferdinando III erano stati liberati "dall'oppressione dell'usurpato governo francese" e che "le gloriose vittorie degli invitti eserciti imperiali e gli intrepidi sforzi delle combinate armi austro-aretine-russe" li avevano assicurati da ulteriori invasioni.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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