." Ed ora bastano le citazioni, perché si fa il viso rosso soltanto a leggerle, queste parole. I liberali veri se non amavano Ferdinando perché soggetto all'Austria, non ebbero mai la viltà di fingere un dolore che non sentivano, come facevano coloro che gli si eran sempre protestati affezionatissimi sudditi ed umilissimi servitori.
Che brava gente!
Avvenuta così la cerimonia del giuramento, la città si preparò a ricevere i nuovi sovrani, non foss'altro per la curiosità di vedere com'eran fatti.
Giovacchino Murat, il più bel generale dell'esercito francese, che la teneva più dai realisti che dai giacobini, accompagnato da uno stupendo stato maggiore di generali e d'ufficiali, ed alla testa di tutta la truppa francese, andò a ricevere i sovrani davanti al parterre fuori di porta a San Gallo, facendo così un francese, ad un re di stirpe spagnola, gli onori di casa in una città italiana.
Uno squadrone di dragoni francesi ed uno di polacchi - poiché scortavano il re d'uno Stato italiano! - aprivano il corteggio di mezzo trotto, per far largo all'immensa folla, che spaventata si rifugiava contro i muri delle case.
Il corteggio magnifico era chiuso da un plotone di cavalleria polacca preceduta dalla fanfara. E con questo apparato francese, spagnuolo e polacco, entrarono in Firenze i sovrani dei regno d'Etruria, come la Toscana, con appellativo da Museo, si era voluto dal dittatore di Francia che fosse chiamata.
Dagli etruschi veri ai toscani d'allora, ci correva poco, ma tutt'insieme!...
Così entrò Lodovico di Borbone in Firenze, dove non c'era mai stato e dove veniva da re, insieme con la moglie ed il bambino, Carlo Lodovico.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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