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      A buon intenditor poche parole. Era quanto dire che avere affidati gli oggetti preziosi della Galleria di Firenze al re delle due Sicilie, era lo stesso che aver fatto il lupo pecoraio!
      Questo smacco inasprì maggiormente i fiorentini; tanto più che i migliori vedevano che il governo del re d'Etruria riportava lo stato alle peggiori consuetudini del passato. Non prevalevano che i gesuiti ed il clero, e si pose mano perfino a ripristinare il tribunale della inquisizione, già soppresso da Pietro Leopoldo. L'arcivescovo Martini, che nel 1796 aveva tolto di mezzo lo scandalo dei miracoli della Concezione di Via del Ciliegio, ora aveva voltato bandiera anche lui; ed era uno dei più caldi fautori di una stolta superstizione. Egli favorì la falsa credenza dell'apparizione nelle vicinanze di Villamagna di una madre defunta alla propria figliuola; e la non meno stolta portentosa moltiplicazione dell'olio nel monastero di Santa Maria Maddalena. Non sdegnò nemmeno di appoggiare le imposture di una certa Borselli, che abitava in Piazza San Marco, la quale, "dandosi aria di profetessa, pretendeva indovinare i futuri eventi, spacciando le più grossolane fole agli ignoranti che a torme si recavan da lei. Fra le altre, diceva che essa era stata bastonata dal diavolo, perché adorava certe immagini di rame a cui ella attribuiva i più strepitosi miracoli. Se almeno fosse stata vera quella bastonatura, sarebbe stata la prima buon'azione del diavolo!...
      La polizia si preoccupò seriamente dei malcontento della gente sensata, che biasimava con sdegno tali sconcezze in un paese che nei passati tempi era stato ammirato per la sua grande civiltà. Onde non curando il falso bigottismo eccitato dai preti nella plebe, cercò di troncare quello scandalo.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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