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      Ma il Martini vi si oppose. Allora il rimedio più efficace fu il dileggio e il disprezzo dei fiorentini, i quali non avendo ancora dimenticati i tristi effetti del fanatismo degli aretini, misero tanto in ridicolo l'arcivescovo, la Borselli, i miracoli e quelli straccioni che ci credevano, i quali finirono tutti per smettere e non se ne parlò più.
      Questo darà un'idea di ciò che era ridotta Firenze sotto il nuovo regime del Borbone. I conventi eran pieni di ragazze che non avevan neppure l'età necessaria, ma che vi si rifugiavano più per aver da mangiare e non far nulla, che per sentimento religioso. Gli scandali dei conventi però, dove formicolavano tante ciondolone senza voglia di lavorare, furono enormi; ed è meglio non parlarne!
      La Toscana, o diciamo anche l'Etruria, andava a rifascio; ed a questo contribuiva grandemente la salute del re, il quale, essendo epilettico non poteva occuparsi degli affari di Stato. Cosicché il vero re d'Etruria, era... la regina, la quale si intrometteva in tutte le faccende anche più importanti, e comandava a bacchetta. "Ella era vana e presuntuosa di spirito, di modi imperativi e prepotenti; i pregiudizi delle donne plebee si accoppiavano in lei coi difetti delle più orgogliose principesse." Di qui facile il credere, che essa esercitasse sempre "amplissimo predominio sull'animo del debole marito;" il quale non soddisfatto di non contar quasi nulla di fronte alla moglie, volle anche attestarlo pubblicamente con uno speciale motuproprio, chiamandola con quello "a parte dell'autorità sovrana" poiché il re stesso dichiarava, e quando lo dice lui bisogna crederci, essere ella dotata di rari meriti personali!


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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