E perché la Toscana diventasse francese in tutte le regole, Napoleone aveva firmato a Parigi fin dal 19 febbraio 1808 un decreto, che imponeva in Toscana l'applicazione del Codice Napoleone, mandando poi a Firenze una Giunta che doveva governare lo Stato per conto della Francia. Quella Giunta, che prese possesso il 26 giugno dello stesso anno, era preceduta dal generale Menon, uomo inetto, "avido e licenzioso."
Un altro bel servizio di Napoleone che ci voleva tanto bene!
Uno sfrontato editto di quella malaugurata Giunta, diceva nientemeno ai toscani queste parole:
L'Imperatore e re vi chiama all'onore di far parte della gran famiglia, e vi associa al gloriosi destini dell'Impero che il suo genio ha fondato. Napoleone il Grande vi adotta per suoi figliuoli, ed i francesi vi salutano col nome di fratelli. Questa adozione vi assicura gli effetti della benefica sollecitudine del nostro augusto Imperatore. Protettore della religione e dei costumi egli vi vuole felici; vi dà un Codice che è il frutto della saviezza e dell'esperienza de' secoli, i quali prende sotto la sua tutela le proprietà e le famiglie (sic); egli vuol veder sempre florida la vostra agricoltura e la vostra industria; egli vuol rendere alla Toscana, alla patria di Dante, di Galileo e di Michelangiolo, all' Atene d'Italia, l'antico splendore che le procurarono nei suoi giorni più belli le lettere, le scienze e le arti, delle quali fu essa la cuna nel seno dell'Europa moderna. Giunti tra voi per ordine del più grande degli eroi e dei sovrani, il nostro primo scopo si è quello di farvelo amare; basta a tal fine il solo farvelo conoscere, ed eseguir fedelmente le istruzioni che abbiano ricevute.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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