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      Contenti loro, contenti tutti.
      Il male era che dopo il Te Deum di ringraziamento, cominciavano i malcontenti, se non degli uni, certo degli altri, con vicendevole scambio.
      Sotto la signora Baciocchi, la Toscana non fu altro che una grande Prefettura francese. Ed il buon popolo toscano cominciava ad averne piene le tasche, di tutto quell'andare e venire di sovrani che gli piovevan dal cielo quando meno se l'aspettava, e che non aveva mai visti né conosciuti. A crescer poi questo malcontento, contribuì assai un'altra leva anticipata d'un anno, per mandare nuove reclute in Russia a farsi ammazzare per il bel viso dell'"altissimo e augustissimo" fratello della signora Baciocchi truccata da Granduchessa: il quale, col suo vasto genio dissanguava la Toscana, ne portava via i tesori d'arte, e sostituiva i vuoti del suo esercito con la miglior gioventù, costretta a servire ed a morire per l'oppressore della patria.
      Ma il rovescio di Mosca cambiò aspetto alle cose, e Napoleone fu costretto il dì 11 aprile 1814 ad abdicare.
      Come accade ai vinti, tutti voltaron le spalle al grande capitano, che ebbe il solo torto di non comprendere che il genio della guerra, di cui egli era veramente dotato, non può accoppiarsi alla malafede come uomo di Stato, né alla tirannia come monarca. Il più spregevole fra i beneficati da quest'uomo che lasciò nella storia una traccia cosi luminosa, fu Gioacchino Murat, suo cognato, avendo sposata la sorella di lui Maria Carolina, e che egli aveva creato re di Napoli, poiché a lasciarlo fare avrebbe dato la corona anche al gatto di casa.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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