Fu stabilito però che le tredici uniformi sarebbero appartenute sempre alla Comunità e passate in consegna al cittadino magazziniere Bernardino Pratellesi, per servire in altre simili eventualità; o alienarsi a profitto della medesima, nel caso di dover cambiar daccapo padrone. I cittadini priori eran previdenti!
Per provvedere a queste spese, pensarono "di moderare" l'entusiasmo per la festa nazionale, riducendo a sei zecchini la dote già deliberata per le dodici zittelle che avessero nel giorno della festa nazionale pronta occasione di matrimonio.
E per maggiore economia stabilirono che l'abito uniforme bianco e la cuffia di cui dovevano esser fornite le spose a spese della Comunità, dopo la cerimonia del matrimonio attorno all'albero, dovessero essere restituite.
Nel dì 30 aprile poi, a cose finite, il Magistrato civico "considerando che il cittadino Pietro Feroni" nell'occasione della festa della libertà "si distinse con una dotta ed elegante allocuzione fatta al pubblico, e considerando ugualmente come articolo di precisa convenienza, di contestare al medesimo un atto di pubblica gratitudine" deputarono il cittadino gonfaloniere Giuseppe Morelli, a contentarsi di indirizzare all'eloquente oratore un biglietto di ringraziamento "che contesti al medesimo la riconoscenza del pubblico."
Il Comune si trovò poi in serio imbarazzo per il cambio, e dovette ricorrere alla creazione di un cambio forzato con quel frutto che fu poi stabilito coi "creditori cambisti, per la concorrente quantità di quindicimila novecento scudi, da repartirsi fra diversi possidenti più facoltosi;" i quali però eran sempre quelli che si ritenevano per giacobini.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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Comunità Bernardino Pratellesi Comunità Magistrato Pietro Feroni Giuseppe Morelli Comune
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