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      Se la signora contessa d'Albany così severa e spietata con le donne del suo tempo, vivesse ora - cosa che poi in fine non sarebbe necessario - ma se vivesse, bisognerebbe che giudicasse in altra guisa le signore d'oggi, le quali potrebbero rimproverare a lei ciò che essa rimproverava alle loro antenate.
      La coltura delle gentildonne fiorentine supera spesso quella degli uomini, e lo prova l'assiduità alle letture e alle conferenze in ogni ramo della scienza e dell'arte, che i più dotti letterati d'Italia vengono a tener qui, nella città ove più d'ogni altra anche la donna coltiva gli studi.
      Dove forse si sbizzarrirebbe di più la punta velenosa della contessa d'Albany, sarebbe contro le donne ricche, ma non ancora signore, di quella classe nuova che non ha avuto altro tempo che di far quattrini; ma è sperabile pensi in seguito ad istruirsi, per quanto ci vorrà del tempo prima che anche i rampolli si siano orizzontati ed abbiano dimenticata l'origine, imparando il gusto e l'eleganza, il modo di comportarsi, e si dedichino oltre tutto allo studio. È vero che qualcosa anche questa classe comincia a fare: non foss'altro va in pariglia e guida da sé!
      Lasciando le digressioni e tornando a Ferdinando III, bisogna dire che egli se fu contento di rivedere i suoi amatissimi sudditi di Firenze, sentì il dovere di riveder pur quelli di Pisa e di Livorno. A Pisa vi si recò il 22 di novembre ed ebbe una tale accoglienza, che lo commosse quasi quanto al suo ritorno dall'esilio.
      Il 29 andò a Livorno e fu acclamato ed applaudito come un padre.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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