Ricominciò le sue gite accompagnato da un maggiordomo o da un ciambellano, guidando da sé una bella pariglia di cavalli morelli, ed andando spesso a far visita inaspettatamente a molti signori nelle loro ville, godendo moltissimo se li trovava a tavola, e rimanendo con essi affabilmente e senza cerimonie, finché avessero finito di pranzare.
La di lui piacevolezza nel conversare e la squisitissima bontà, toglievano ogni imbarazzo a coloro che sul momento sentendo annunziar la sua visita, stavan quasi per lasciar di mangiare, come se dal Sovrano buono e gioviale fossero stati colti in flagrante delitto.
Un altro gusto di Ferdinando III era quello di trovare coloro che andava a visitare, in giardino o giuocando o a godersi il fresco conversando e celiando come un semplice mortale, senza che mai apparisse in lui l'ostentazione o lo sforzo di parere affabile.
Un altro diletto favorito del Granduca era la caccia, ed andava spesso al Poggio a Caiano ed a Pratolino, in compagnia del suo maggiordomo maggiore principe Rospigliosi, e di due cacciatori.
Quando non andava al teatro, e Ferdinando III rimaneva in casa, invitava a conversazione alcune dame e signori, dando loro "trattenimento di macchine, carte e lestezza di mano" dal rinomato prestigiatore Giuseppe De Rossi.
Di solito il Granduca desinava al tocco e mezzo, cioè dopo che aveva date le udienze, o era tornato da caccia; quindi, d'inverno, andava al "passeggio" delle Cascine sempre a sei cavalli e battistrada, e alle sette e mezzo si recava al teatro della Pergola o a quello del "Cocomero" (ora Niccolini) dove spesso cenava.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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