Questo episodio, per dir così, della vita della Toscana, non poteva alterarne affatto le ragioni giuridiche di possesso, il quale spettava unicamente a Ferdinando.
Il cavalier Labrador non voleva intenderla; e i rappresentanti delle altre potenze, approvando le ragioni esposte dal plenipotenziario Corsini, offrirono a Maria Luisa per il proprio figlio, il Ducato di Lucca, ma ad essa parve troppo piccola cosa e lo rifiutò, protestando sempre per la reintegrazione nel suo regno.
A tagliar corto poi su tale questione e non occuparsene più, contribuì il fatto improvviso della fuga di Napoleone dall'Elba, la sera del dì 26 febbraio 1815, che mise in convulsione tutti i congressisti, che stavano appunto discutendo per relegarlo a Sant'Elena.
Il 1 marzo il Bonaparte, coi suoi mille fidati soldati che con lui eran partiti sopra sei piccoli navigli, sbarcò a Cannes da dove mandò un fiero proclama all'esercito francese, eccitando i prodi che lo avevano accompagnato due volte sotto le mura di Vienna, a Roma, a Berlino, a Madrid, a Mosca e in Egitto, a riprender le loro Aquile e cacciare "quel pugno di francesi arroganti" che s'imponeva alla Francia.
Il re Luigi XVIII prima di tutto pensò bene di scappare; e poi lasciò che le Corti europee congregate a Vienna, piene di sbigottimento mal dissimulato da un'alterigia che tradiva la paura, emanassero il 13 marzo 1815 una dichiarazione dicendo che Napoleone con la sua fuga s'era posto fuori della legge, ed "aveva distrutto il solo titolo legale al quale si trovava unita la sua esistenza.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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