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      E al solito lodando i toscani "che per ingegno si distinguono nella stessa Italia" il Pignattelli voleva tirarli dalla sua.
      Il Nugent si fece contro ai napoletani per opporsi alla loro marcia; e fermatosi al ponte alle Mosse, quando seppe che questi avevan già occupata la capitale, prese le mosse davvero per la strada di Pistoia. I murattiani usciron fuori, ed imbattutisi negli austro-toscani sotto Campi il 13 e 14 aprile "sbigottirono"; e dopo uno scontro, avendo avuto venti morti, ma molti prigionieri e disertori, tornarono fino alle mura di Firenze; quindi entrarono in città postando i cannoni alle porte di San Gallo, del Prato e di San Frediano. Ma il giorno dopo lasciarono la città, portandosi via le chiavi delle fortezze e delle porte al Prato, San Niccolò e San Frediano, credendo così, stoltamente, di impedire l'ingresso ai tedeschi che erano a tre miglia di distanza. Quelle chiavi furono poi lasciate dal Pignattelli all' Incisa, e vennero dal podestà di quella terra, rimesse per espresso al comando di Piazza di Firenze.
      Il 18 i napoletani ripassarono il confine toscano mentre il Nugent, invece, con tremila soldati tra fanteria e cavalleria tornò trionfante a Firenze, come se avesse vinto il mondo; e, dopo aver passate in rivista le sue truppe per le varie piazze, ripartì per guerreggiare il re di Napoli.
      Una grande quantità di truppe austriache calò intanto in Toscana traversando Firenze, mentre il Granduca vi faceva ritorno trovando lo Stato nel massimo ordine, per quanto il popolo e l'aristocrazia fossero di mille partiti.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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