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      Quindi richiamarono alla osservanza delle prescrizioni la proibizione di fare scorrere acque putride nelle strade e nelle piazze, di deporre paglia e strami a marcire, e di mettere ingombri per le vie. Di più, il Magistrato provvide a rifare i cartelli coi nomi delle strade, perché dei vecchi non era rimasto traccia; e così dei numeri delle case non essendovene quasi più uno; perché allora i cartelli si facevano a bianco e lettere con lo stampino; e alle case i numeri eran neri sopra un fondo color mattone.
      C'è da figurarsi, per conseguenza, in quale stato era ridotta Firenze!
      E per tornare a quei principii d'umanità e d'equità, che nei passati tempi parvero dimenticati, nel dì 11 marzo 1816 venne partecipato al Magistrato un biglietto della R. Segreteria di Stato dal quale risultava che S. A. I. e R. si era degnata di accordare al signor Giovanni Ginori la continuazione del poco invidiabile "privilegio" dei dodici figliuoli durante la vita del padre, cioè l'esenzione da qualunque tassa.
      Questa savia disposizione fu lodata da tutti, ma nessuno invidiò la sorte del signor Giovanni Ginori, che se acquistò il privilegio di non pagar tasse, aveva però l'obbligo di mettere a tavola tutti i giorni dodici amatissimi rampolli!
      E siccome la nuova Magistratura trovò distrutto molto di quello che prima usava, così fu costretta a rifarsi da una parte per riordinare ogni cosa.
      Onde nel 18 marzo 1816, deliberò di rifornire i priori dell'abito ufficiale per le feste e cerimonie pubbliche; e stanziò la somma di Lire 670 da pagarsi al signor Francesco Barsi per valuta di 236 braccia di terzanella da servire per i lucchi del Consiglio generale.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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