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      Qualche eroe, nella nostra storia, si trova sempre. Magra soddisfazione a tanti disastri che fatalmente si rassomigliano!
      Ed il general Pepe, tale e quale come qualcun altro più moderno, senza esser ritenuto neppure dal bisogno di mangiare né di riposare, ma cacciato sempre dalla paura, continuò a scappare finché non si fermò a Napoli. Quivi la seppe rigirar tanto bene, da farsi dar l'incarico, dall'inesperto reggente, della ricomposizione del secondo esercito!
      I soldati, rimasti così senza il generale e col nemico alle spalle, diedero, com'era naturale, il miserando spettacolo di buttar via le armi e le insegne, di "rovesciare e spezzare le macchine di guerra, inciampo al fuggire." Così quell'esercito che pochi giorni innanzi metteva in pensiero il nemico, ne divenne il ludibrio. Fra tanta vergogna rimasero soli attorno alle bandiere pochi uffiziali attoniti e sdegnati, non potendo credere alla subitanea rovina dell'esercito, che pareva "non opera umana, ma catastrofe della natura."
      Tanto sfacelo, tanta vergogna prostrò gli animi ed avvilì i cuori. I più animosi e fedeli all'ideale della libertà fuggirono in America o si rifugiarono in Spagna; coloro, come accade sempre, che fallito un colpo ne tentano un altro purché il conto torni, si nascosero provvisoriamente per sbucar fuori poi a cose più calme, pentiti e dolenti come peccatori ravveduti, cercando di guadagnar dopo ciò che non avevano ottenuto prima.
     
     
      XIV -
      La malattia di Ferdinando III
     
      Munificenza sovrana - Caccia sfortunata - Primi sintomi di una febbre gagliarda - Bollettini poco confortanti - Il "pane angelico" - La "Gobbina" - Pubbliche preci - Ferdinando migliora - Funzioni di ringraziamento - La Corte ricomincia a divertirsi - Il re delle Due Sicilie torna a Firenze - Il suo voto alla SS. Annunziata - Regali - La convalescenza del Granduca - Il principe Carlo Alberto e Maria Teresa a Firenze - Omaggi del popolo al Sovrano.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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