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      Anche il giorno dopo, il Granduca non si sentiva a modo suo; ma non voleva parere: lo stesso il giorno dipoi: anzi la sera, che fu il 14 di febbraio, andò con la corte alla festa del Reale Casino de' Nobili; ma quel male che Ferdinando strascicava, credendo di scaponirlo, scaponì invece lui; ed alle undici e mezzo, mentre la festa era nel maggior suo splendore, ebbe una specie di deliquio dopo "un insulto," che lo costrinse a ritirarsi.
      Parve la mattina seguente che non fosse altro; ma verso sera, avendo dei leggeri brividi di febbre, i medici lo consigliarono di andare a letto.
      La febbre andò sempre più aumentando; e la notte dal 16 al 17, il Granduca non poté chiuder un occhio per la continua tosse che gli spezzava il petto.
      Per conseguenza, la mattina gli fu levato sangue, ciò che lo sollevò assai. Ma la sera alle 7, la febbre gli si rimise più gagliarda, e dai medici essendo stato riconosciuto oramai che si trattava d'un mal di petto bell'e buono, prima d'entrar nella nottata gli levaron sangue un'altra volta!
      Da quel giorno fu ordinato dal Maggiordomo maggiore che restassero a vicenda, in anticamera, un cameriere e un usciere per ricevere i nomi "dei signori e persone" che si recavano a prender notizie del Sovrano. Si cominciò pure da quel giorno a passare in anticamera, dal medico curante, il bollettino sullo stato di salute del malato.
      Le cose andavano facendosi sempre più gravi; tant'è vero che la mattina del 18 alle 5 pomeridiane fu praticata una terza levata di sangue!... Nella notte Ferdinando III non riposò quasi mai e tossì sempre, soffrendo molto per un "dolore costale dalla parte destra.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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