Nella cappella di corte, onde ottenere la guarigione del Sovrano, fu esposto il Sacramento per tre giorni dalla mattina alle sette fino all'Ave Maria della sera.
Fu ordinato altresì che si facesse allo stesso oggetto un triduo in Duomo all'altare di San Zanobi, ed alla Santissima Annunziata a quello della Madonna.
A quei tempi, nonostante tutta la religiosità della corte e le pompe esterne delle funzioni sacre alle quali interveniva il Granduca e le cariche dello Stato, l'autorità ecclesiastica filava come un fuso, e stava sottomessa all'autorità sovrana senza tante smargiassate. Perciò nella malattia di Ferdinando III "dalla Segreteria del Regio Diritto" (la bestia nera del Vaticano che non aveva mai potuto ottenerne la soppressione) "fu inculcato ai vescovi del granducato di far dire la colletta nella messa per impetrare la guarigione del Sovrano." Bisogna dire però che fu una gara in tutti gli ordini di cittadini, e perfino nella truppa, a dimostrare l'interesse che ognuno prendeva per la salute di Ferdinando III.
Infatti oltre al vescovo di Fiesole, il quale ordinò che fossero esposte nella chiesa di Sant'Alessandro le reliquie del Santo, per esprimere al Sovrano "il loro rispettoso affetto implorando da Dio la sua guarigione" fecero tridui ed esposizioni gli impiegati di corte a Santa Felicita; i canonici e i cappellani del Duomo nella Metropolitana; il battaglione dei granatieri in Belvedere; il reggimento dei fucilieri nella Fortezza da Basso; il reggimento dei dragoni, o cacciatori a cavallo, nella chiesa di Sant' Iacopo tra' Fossi dalle Colonnine; le monache di Santa Verdiana, quelle di Santa Maria Maddalena, di Ripoli, di Sant' Appollonia, di Sant' Agata, delle Cappuccine in Via de' Malcontenti, e delle Poverine in Via delle Torricelle, lassù dalla Zecca Vecchia, nelle respettive loro chiese; le Guardie nobili, dette Guardie del Corpo, e gli Anziani a San Marco; le cariche di corte, i ciambellani e gli ufficiali in ritiro a Santa Felicita; gli impiegati di Dogana a San Firenze, con una distribuzione di pane a' poveri; le monache degli Angiolini e le scuole di Santa Caterina, e le monache del Conventino nel loro oratorio; e infine gli impiegati delle Segreterie di Stato alla Santissima Annunziata.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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