Ed il nuovo abito e la berretta ebbero la "sovrana approvazione" e costarono la egregia somma di L. 946.3.4.
Furon pagate poi al sarto Francesco Piacenti altre ventotto lire "per valuta del figurino e per la sua mercede di funzioni" per la esecuzione di quegli abiti, nei quali il Magistrato fu contento come una pasqua di potersi pavoneggiare più bello di prima "nelle pubbliche comparse."
La mattina del 2 di aprile alle undici fu dal Granduca ricevuto in udienza privata l'arcivescovo di Firenze, che gli andò a far la visita di congratulazioni, nel tempo stesso che il re di Napoli metteva il colmo alla sua spudoratezza facendo cantare un solenne Te Deum alla Santissima Annunziata "in rendimento di grazie per i felici successi del suo regno;" ed al Te Deum intervenne a faccia fresca tutto il corpo diplomatico, la nobiltà, l'uffizialità, escluse le dame. Meno male che le signore non furono complici di tanto misfatto!
In memoria di quei "felici successi," Ferdinando I re delle due Sicilie, oltre al Te Deum, ebbe l'empietà di porre un voto alla Santissima Annunziata, consistente in una lampada d'argento ricchissima col motto: Mariae genitrici Dei Ferd. I Utr. Sic. rex Don. d. d. ann. 1821 ob pristinum imperii decus, ope ejus prestantissima recuperatum.
La risposta al voto dello spergiuro Nasone che passò allora inosservato, perché nessuno è profeta, parve quella quasi miracolosa dell'arrivo in Firenze, che portò molta consolazione ai Sovrani, nella sera di quello stesso dì 2 aprile 1821, del piccolo principe Vittorio Emanuele accompagnato dallo scudiere marchese Torre, dalla camerista, dalla balia, da una donna di guardaroba, da un camerazzo e da due staffieri.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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