Da un momento all'altro si attendeva l'arrivo del Sovrano. Nel vasto tempio imperava un silenzio solenne, interrotto a quando a quando da un sommesso bisbiglio allorché arrivava qualche personaggio, ed una commozione generale pareva che andasse adagio adagio prendendo gli animi. Di lassù dall'altar maggiore l'effetto era stupendo. Quelle due file di granatieri col morione alto, di pelo, e le giubbe bianche; quello spazio vuoto fin laggiù alla porta, che tutta spalancata lasciava vedere il San Giovanni e la piazza deserta, poiché la folla era tenuta indietro dai soldati, faceva un effetto straordinario. E più che altro lo facevano l'incessante scampanio delle chiese e le cannonate che rimbombavano sordamente, cupamente per le ampie vòlte della cattedrale.
Ad un tratto le bande suonarono, gli uffiziali diedero dei comandi, ed un fremito scosse le fibre di tutti.
Il Sovrano stava per arrivare. Come una visione si vide passare sullo sfondo fra la porta e il San Giovanni un drappello di dragoni, al trotto, che venendo da parte del Canto alla Paglia, andò a piazzarsi dal sasso di Dante: quindi due battistrada in livrea di gala e le livree a piedi del duca Strozzi, del balì Martelli, del senatore Antinori, del principe Rospigliosi e del Granduca.
Dalla prima carrozza scese il cavalier Luigi Gerini, il marchese Francesco Guasconi, il cavalier priore Leopoldo Ricasoli, il cavalier Lorenzo Montalvi. Dalla seconda il principe Rospigliosi, il senatore Antinori, il balì Martelli; e dalla terza il Granduca Ferdinando III, solo.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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