Appena le Loro Altezze Reali furono proclamate unite in matrimonio, il maggiordomo della reale sposa, duca Ferdinando Strozzi, lasciò il suo posto fra le cariche di Corte ed andò a porsi in piedi dietro la sedia di lei, accanto al marchese Piatti, prendendo la destra.
Dietro a quella del Granduca, stava il gran ciambellano senatore Antinori.
L'Arcivescovo intonò il Te Deum, e dall'artiglieria delle due fortezze fu fatta la seconda scarica.
Terminata la funzione, data la benedizione e letta "la Bolla d'indulgenza," si riformò il corteggio per tornare a Palazzo.
I sovrani eran preceduti dalle livree del duca Strozzi, da quelle del balì Martelli, del senatore Antinori, del principe Rospigliosi e della Corte; venivan poi i cavallerizzi e gli uffiziali di scuderia in uniforme; la nobiltà e l'ufizialità; i paggi e i precettori, gli uscieri e furieri di Corte. Il segretario d'etichetta, i ciambellani, i consiglieri di Stato nella loro precedenza e le cariche di Corte. Venivano quindi gli sposi, e due paggi reggevano il manto alla Granduchessa; dietro, il principe e la principessa ereditari; il principe di Sassonia con l'altra figlia; i principi di Carignano e l'arciduchessa Maria Luisa.
I sovrani erano scortati da quattro guardie del Corpo; e presso gli altri principi si trovavano i loro rispettivi maggiordomi e il gran ciambellano.
Dopo l'arciduchessa Maria Luisa seguivano le due maggiordame della Granduchessa e della sua sorella principessa ereditaria, le dame di servizio e di compagnia: chiudevano, tutte le dame di Corte.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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