Fu ordinata "una gala" per tre giorni, resa nova dal Gonfaloniere con notificazione a stampa; ed un'altra notificazione dello scrittoio delle Reali possessioni, annunziò che il Sovrano elargiva una libbra e mezzo (circa 500 grammi) di pane a testa, agli indigenti della popolazione di Firenze, ciò che forse fu accolto con maggior soddisfazione che la notizia della nascita della piccola arciduchessa.
Il battesimo fu stabilito per il giorno stesso 20 novembre, e dal segretario d'etichetta vennero consegnate "diverse memorie," al maggiordomo maggiore, alla maggiordama maggiore, al gran ciambellano, al maggiordomo e maggiordama della Reale Principessa, contenenti le istruzioni di ciò che ciascuno di loro doveva fare nella circostanza.
Il salone degli Stucchi fu ridotto a cappella con l'altare eretto sotto un magnifico trono; ed in una, stanza prossima fu preparata la sagrestia, affinché l'arcivescovo ed i suoi assistenti potessero ivi pararsi.
Il Granduca ordinò "di sua viva voce" al segretario d'etichetta, che nell'interno della detta sala, o cappella, non venisse ammessa che la sola nobiltà invitata in abito di spada, ed i soli sacerdoti assistenti dell'Arcivescovo, esclusa ogni altra persona non contemplata nei "percorsi inviti e intimazioni."
Alle nove e mezzo si apriron le sale del quartiere delle Stoffe, cominciando dalla sala delle Nicchie, sulla porta della quale stavan due guardie del corpo, e dove si riunirono tutte le persone invitate. Alla indicata ora giunse l'arcivescovo "con tre dignità" e col suo seguito e passò nella sala ridotta a sagrestia ove erano a riceverlo il primo cappellano direttore, i cappellani di Corte, ed il parroco di Corte, priore di Santa Felicita.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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