Fu quindi dato immediato ordine alle sentinelle della guardia del corpo ed a quella dei granatieri, di tenere il fucile abbassato in segno di lutto.
Il cadavere venne tolto dalla camera da letto e portato nella sala anatomica, dove doveva essere imbalsamato, nell'ordine seguente. Veniva prima il furiere ed il segretario d'etichetta; quindi un cherico della cappella con croce, sei cappellani di corte con cotta, ed il parroco di corte con cotta e stola; la bara era portata da quattro camerazzi, e due di riserva; sei camerieri fiancheggiavan la bara con torcia (torcetto), e quattro guardie del corpo con l'arme a basso, facevano ala. Dietro, seguiva il comandante ed il brigadiere di servizio di settimana.
Nella stanza anatomica era stato messo un altare portatile col Crocifisso, dinanzi al quale ardevano otto ceri.
Erano state disposte alcune panche per i quattro sacerdoti destinati a salmeggiare durante la notte e che dovevan cambiarsi con altri quattro ogni due ore. Alla porta della stanza vi eran due guardie del corpo che si cambiavano pure ogni due ore. Il comandante ed il brigadiere assistettero alla imbalsamazione, dandosi la muta a piacere, purché non venisse da loro abbandonato mai il cadavere.
L'operazione durò dalle sei pomeridiane del giorno 19 alle sette antimeridiane del dì 20. Terminata l'imbalsamazione, il cameriere del defunto gli fece la barba, e con l'aiuto di altri camerieri e chirurghi fu vestito con l'uniforme di maresciallo delle truppe austriache, mettendogli al collo la collana dell'ordine del Toson d'oro, e vestendolo della cappa magna di Santo Stefano, con guanti e stivali.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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Crocifisso Toson Santo Stefano Terminata
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