Terminato l'atto, il cadavere dai camerieri fu deposto nella cassa di piombo, già preparata con cuscini di Muer (sic) bianco, e depositati pure i visceri e il cuore.
Dal cameriere Nasi vennero tolti tutti gli ordini di cui era decorato l'estinto sovrano, restando solo con l'uniforme di maresciallo e la cappa magna di cavaliere di Santo Stefano.
Col cadavere vennero messe nella cassa due medaglie d'oro con l'effigie e lo stemma dell'estinto, unitamente ad una iscrizione biografica fatta dall'abate Giovan Battista Zannoni "antiquario regio" incisa in lamina di rame, ed altra simile scritta in pergamena riposta in tubo saldato.
Dai due professori Boiti e Mazzoni venne accomodato il cadavere ed imbalsamato il volto, e ricoperto com'è di costume.
Chiusa la cassa fu saldata da tutti i lati; e fatti quindi gli esperimenti soliti per riconoscere la perfetta saldatura, venne questa dagli addetti alla real guardaroba riposta in altra cassa di legno, foderata di velluto nero guarnito con gallone d'oro e chiusa a due serrature. Ciò fatto, le dette casse vennero rinchiuse in una terza di noce con spranghe d'ottone, e questa parimente fu serrata a due chiavi, delle quali una fu consegnata al principe Rospigliosi e l'altra al priore di San Lorenzo.
Durante la cerimonia dell'associazione e della tumulazione, le guardie del corpo, che erano schierate avanti la porta della chiesa, eseguirono tre scariche di pistola, a cui risposero alternativamente i granatieri e i fucilieri e l'artiglieria delle due fortezze.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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