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      Fra le altre, una sera due veterani furono chiamati in fretta, una fretta molto relativa, per arrestare un tale che molestava gli spettatori sussurrando e leticando con tutti. I due vecchi prodi, tetragoni agli scherni e alle barzellette che si scagliavano contro di loro, arrestarono il ribelle e lo condussero fuori della platea in mezzo alle risate, agli urli, ai fischi e agli evviva, tanto per far baccano e per crescer la confusione.
      Quando i veterani con l'arrestato che sì dimenava come un'anguilla volendo scappare, furono in cima alla scala, senza saper né che ne come, i due veterani si sentirono arrivare un lattone così esatto, che il naso e la bazza spariron dentro il casco. Naturalmente l'arrestato fuggì; la maschera che voleva dar man forte alla legge, con una pedata scese la scala a balzelloni a quattro scalini per volta per non ruzzolarla tutta, e i due disgraziati rimasti lassù soli, poiché tutti a scanso di casi eran rientrati in teatro, non riuscivano a levarsi il casco, e ci bestemmiavan dentro mandando imprecazioni che non si sentivan bene, perché pareva che urlassero in una pentola di rame.
      Sembrerà incredibile ma è proprio verità vera: per liberare i due veterani da quel supplizio, perché tirando su il casco s'arricciava loro il naso, ed allora urlavan più che mai, bisognò andare a chiamare un ciabattino nella prossima Via de'Cerchi, il quale col trincetto ebbe a tagliare il casco per lungo e cosi le faccie invelenite dei due vecchi poteron tornare, un po'ammaccate e sbucciate, alla luce dei lumi a olio.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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