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      Né a questo si fermarono le opportune riforme; poiché col 1° gennaio del 1825 venne scemata d'un quarto la tassa prediale, o fondiaria, riducendo così di oltre un milione il provento che per questo titolo ne veniva all'erario.
      Mercè dunque la fedele affezione del Fossombroni e del Corsini, Leopoldo II, come regnante, poteva dormire col capo fra due guanciali; la qual cosa lo rendeva l'uomo più felice del mondo, non essendo costretto ad occuparsi di faccende di cui non s'intendeva e per le quali non aveva attitudine.
      Egli prese sul serio la parte di sovrano di parata: faceva quel che gli facevan fare, e sfoggiava la sua autorità nei ricevimenti, nelle solenni funzioni religiose e nelle feste.
      La Corte era tornata a Firenze dalla villa di Castello fin dal 23 di giugno: e le prime cure del nuovo Granduca, che non aveva altro da fare, furon rivolte ai ricevimenti e alle presentazioni di tutti i personaggi che andavano a fargli atto d'ossequio, e dedicate alle udienze. Infatti il 24 giugno del 1824 ricevé il generale Francesco Gherardi, che gli presentò gli ufficiali della Guardia del Corpo e quelli della Guardia degli Anziani, ai quali Leopoldo II senza entusiasmo come senza contrarietà, rivolse poche parole, contentandosi di dire con la sua flemma abituale: "Bene, bene,.... bravi!" Come se tornassero da vincere una battaglia.
      Il giorno dopo ricevé l'arcivescovo di Firenze Monsignor Morali, al quale qui per incidenza diremo, che dopo morto furon trovati fra le sue carte, con grande sorpresa degli eredi, e indignazione del Clero varii conti di modiste, regolarmente saldati.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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