Invece, il povero Leopoldo se la levò meglio che poté; e per provare quanto egli, anche lontano, avesse a cuore lo Stato, si raccontò al suo ritorno, e forse non sarà neppur vero, che a Vienna mentre si recava ad ossequiare l'Imperatore accompagnato dal suo maggiordomo maggiore, si scatenò un vento impetuoso che minacciava una violenta bufera. Il maggiordomo, vedendo che il Granduca dai cristalli della carrozza guardava impensierito i nuvoloni neri che si rincorrevano per il cielo, gli disse:
- Ho paura, Altezza Reale, che ci tocchi una burrasca. - Lo temo anch'io, - rispose il Granduca.- Già! quando comincia questo benedetto vento di Siena!... -
Il maggiordomo non fiatò. Egli pensò che quelli forse erano i frutti degli studi che il Granduca aveva fatti da giovane sulle opere di Galileo!
Quando si seppe dunque che Leopoldo II verso la metà d'ottobre sarebbe tornato a Firenze come era andato, vale a dire senza aver subito nessuna pressione né ricevuti rimbrotti dalla burbera Austria, il popolo e il governo si sentirono come sollevati da un gran peso. Era andata bene; ma la paura era stata dimolta!
Perciò nacque subito in alcuni dei principali cittadini, l'idea di festeggiare con pubbliche dimostrazioni di gioia il ritorno del Sovrano, non tanto per ricambiare il merito di lui, quanto per far vedere all'Austria come i toscani tenevano alla loro indipendenza. A questo scopo si costituì subito una commissione composta dei marchesi Gino Capponi, Cosimo Ridolfi, Pier Francesco Rinuccini e del cavalier Giovanni Ginori.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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