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      La buona e pia principessa non avendo saputo fare che tre figlie, tanto se ne afflisse, che a poco a poco si annidò in lei un terribile male che non perdona, e che ribelle a tutte le cure, a tutti i tentativi della scienza, la condusse inesorabilmente alla fossa.
      L'afflizione di non aver mai partorito un maschio fu probabilmente il movente che determinò la catastrofe, poiché forse i germi del male già erano in lei; ma non per questo la sua fine dispiacque meno ai suoi sudditi che l'amavano davvero, poiché si può dire che essa vivesse soltanto "per beneficare, istruire ed edificare i suoi simili."
      Già da qualche tempo i segni del morbo letale che ne rodeva l'esistenza innanzi tempo, si erano in lei fatti palesi: perciò i medici le consigliarono durante la stagione invernale del 1832 il mite soggiorno di Pisa. Ultimi ed inutili tentativi quando si tratta di malattie spietate e crudeli come quella.
      Tutta la Corte si trasferì a Pisa, nella speranza che l'augusta malata potesse, se non ritrovar la salute, almeno migliorarne d'assai le condizioni. Ma furon vane speranze; poiché verso la metà di marzo 1832 i segni della prossima sua fine furono manifesti. La infelice sovrana che per parte sua vedeva serenamente avvicinarsi la morte, ne provava orrore per le sue tre povere figlie che un giorno senza dubbio avrebbero avuto una matrigna; poiché, anche d'altra razza, le matrigne press'a poco son sempre le stesse; ed il cuore d'una madre non può reggere per i figli suoi a questa idea più d'ogni altra tremenda.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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