La pia Granduchessa quando comprese proprio che il suo termine si avvicinava a gran passi, volle presso di sé il suo confessore monsignor Gilardoni vescovo di Livorno, - dove lo chiamavano Girandoloni perché non ci stava mai - il quale l'assisté fino all'estremo.
Egli, in quelle terribili alternative di fallaci speranze e di crudeli disinganni, amministrò alla Granduchessa tre volte il viatico in pochi giorni; ed il Granduca volle in persona tenere l'ombrellino come faceva nelle processioni del giovedì santo nella chiesa di Santa Felicita in Firenze.
La sera del 23 marzo i due medici curanti, professori Brera e Betti dichiararono imminente la fine della Sovrana: ed infatti il giorno dipoi, assistita da essi e dal vescovo Gilardoni, spirò come una bambina, senza che quasi se ne avvedessero.
Per ordine del Granduca ne fu imbalsamato il cadavere e furon date tutte le disposizioni per il trasporto a Firenze che avvenne il 28 di marzo.
Il corteggio funebre che si mosse dal real palazzo di Pisa, quando giunse fuori di Porta Fiorentina tanto la truppa che il clero si fermarono, ed il convoio seguitò per la sua strada. Precedeva la carrozza a quattro cavalli del Commissario che aveva in consegna la salma; quindi quattro palafrenieri a cavallo e dopo il carro funebre "a sei cavalli di scuderia" seguito da quattro guardie del corpo e da un anziano. Dietro veniva la carrozza dei religiosi della chiesa di San Niccola di Pisa, che accompagnavano la morta Granduchessa.
Il convoio dopo aver fatte due fermate, una a San Romano e l'altra all'Ambrogiana, giunse nel pomeriggio del 29 a Firenze.
| |
Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
|
|
Granduchessa Gilardoni Livorno Girandoloni Granduchessa Granduca Santa Felicita Firenze Brera Betti Sovrana Gilardoni Granduca Firenze Pisa Porta Fiorentina Commissario San Niccola Pisa Granduchessa San Romano Ambrogiana Firenze
|