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      Lo "sforzo" sarà stato quello di amare un uomo che quasi quasi le poteva esser padre, e che per di più non era un Apollo, piuttosto che quello di meritare l'amore di lui, che doveva invece reputarsi felice se veniva accettato il suo dalla bella e formosa principessa napoletana.
      Queste cose però si potevano pensare ma non dirle.
      Recitata anche con la regina madre la seconda parte, Don Tommaso Corsini si rivolse alla giovane sposa, per tenerle press'a poco il medesimo discorso. Infatti, prendendo le mosse dalle virtù che la adornavano e terminando coi "pregi particolari di natura" che il cielo le aveva prodigati e che l'avevano "a ragione" fatta prescegliere per sposa dal Granduca, le domandò il suo consenso dopo aver ottenuto già quello del suo augusto fratello e della non meno augusta genitrice. Quindi facendo l'elogio del suo Signore, il principe Corsini l'assicurò che in esso ella avrebbe trovato "uno sposo saggio e tenero, ricolmo di tutte le più belle qualità sociali e familiari" che essa poteva desiderare. Conchiuse poi con l'assicurarla che i toscani l'avrebbero amata come amarono la sua zia, buon'anima, l'augusta granduchessa Maria Luisa madre del suo futuro sposo, poiché pareva proprio che tanto il Granduca che Don Tommaso Corsini, ritenessero di un grand'effetto sull'animo di Donna Maria Antonia, l'idea di sposare il figlio di sua zia!
      La chiusa poi del discorso del principe, che come gli altri due pareva un sonetto a rime obbligate, fu la solita allusione ai figli maschi.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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