Dopo aver magnificato alla principessa la soavità del clima della sua nuova patria, "l'amenità delle ridenti e ben colte campagne, la educazione - che allora non era una parola senza senso - del popolo, l'amore per le belle arti e gli studi" le disse che da questa unione si sperava che fossero "appagati e coronati dal più felice successo quei fervidi voti indirizzati al cielo dalle reali famiglie e dai popoli," per appagare le brame dei quali, Leopoldo II riprendeva moglie.
La scusa non era cattiva!
La Principessa se non fece il viso rosso sentendo per la terza volta ripetere quella faccenda del resultato delle nozze, vuol dir che in cuor suo nutrì tanta fede e tanta fiducia in Dio, da potere affrontare impavida il suo nuovo destino.
L'avvenentissima Donna Maria Antonia delle Due Sicilie, replicò al principe Corsini testualmente così senza sbagliare una parola:
Son grata alla domanda della mia mano fatta da Lei, signor Principe, in nome del suo sovrano il Granduca di Toscana, i di cui pregi e qualità non mi lasciano esitare ad unire il mio consenso a quello del Re mio fratello e della Regina, mia augusta e carissima madre; riconoscendo con gratitudine dover solo alle Loro affettuose cure la felicità che mi promette questa unione, tanto più lusinghevole al mio cuore, che non mi allontanerà di molto dalla mia cara famiglia.
Desidero vivamente trovar in quella di S. A. I. e R., della quale vado a far parte, l'amicizia che già nudrisco per Lei, come spero che seguendo le massime di famiglia che mi sono state ispirate dai primi giorni della mia età, potrò meritarmi l'affetto della buona e colta Nazione Toscana, così commendevole pel suo attaccamento ai suoi Sovrani.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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