La partenza per Firenze fu fissata per le quattro pomeridiane; e gli sposi con la famiglia reale nelle lance di Corte, andarono alla R. Fregata la Sirena, che dopo mezz'ora fece rotta per Livorno. Il Re e la Regina rimasero a bordo con gli sposi fino alle sette e mezzo; e quindi con altra fregata tornarono a Napoli.
I forti di Napoli ed i bastimenti che si trovavano all'àncora, uniti ai cinque legni da guerra che trovavansi in porto, salutarono all'atto dell'imbarco la reale comitiva, che non poteva celare l'emozione di quel momento.
Frattanto a Firenze c'era una grande aspettativa per la futura Sovrana, preceduta già dalla fama della sua bellezza: si preparavano agli sposi grandi accoglienze e non si parlava d'altro che delle feste che si sarebbero fatte al loro arrivo.
Anche il Magistrato civico si dava un gran da fare perché la città comparisse degna delle sue tradizioni di civiltà. E nell'adunanza del 27 maggio "facendosi interpetre del voto pubblico e dell'esultanza generale di tutti i sudditi nel considerare che con tal mezzo la Divina Provvidenza voleva confermare la speranza dell'assicurazione dei destini della Toscana, deliberò che la Comunità era nel preciso dovere di esternare la sua viva gioia per sì felice avvenimento."
Se il Magistrato non fosse stato certo che la Divina Provvidenza assicurasse i destini della Toscana con la nascita di qualche principe a preferenza di altre principesse, non avrebbe sentito il preciso dovere d'esternare nessuna gioia.
In ogni modo fu stabilito che il Gonfaloniere, cavaliere balì Cosimo Antinori, offrisse in nome pubblico al Governo, in assenza di S. A., una festa pubblica in continuazione di quelle solite farsi per San Giovanni.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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