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      Ormai giacché c'erano, vollero fare la campana tutta d'un pezzo senza prender riposo, per uscirne più presto e anche perché se no, i lumi si spengevano.
      Il seguente giorno cominciò la divertente fatica dei ricevimenti dopo essere stati, la mattina, alla primaziale in piccolo uniforme, con servizio di chiesa, per ascoltar la messa, detta dal Vescovo di Livorno, lo stesso monsignor Gilardoni che aveva assistito fin da ultimo, un anno fa, la defunta granduchessa Maria Anna!
      Le Arciduchessine accompagnate dalla Granduchessa vedova, partirono alle cinque pomeridiane; e così non assistettero alle regate "delle Lance," - dal Ponte di mezzo al Palazzo reale, - dal terrazzino del quale gli sposi godettero tale spettacolo.
      A forza di godere non ne potevano più!
      Finalmente il giorno seguente dopo avere assistito anche alle corse dei cavalli sciolti "per ambedue le parti del Lungarno" i Sovrani con l'arciduchessa Luisa partirono per Firenze, fermandosi all'Ambrogiana dove passarono la notte.
      Il dì 20 giugno era stato stabilito per il solenne ingresso della nuova Granduchessa nella capitale; per conseguenza il riposo dell'Ambrogiana non fu soverchiamente lungo: e bisogno ce ne sarebbe stato; perché dopo tutto lo strapazzo - piacevole fin che si vuole - delle feste a Livorno e a Pisa, vi era quello anche maggiore che l'aspettava nella capitale coi ricevimenti, gli spettacoli e le comparse pubbliche, da ringraziare Iddio con tutto il cuore quando sarebbero finite.
      Intanto fino dalla mattina alle dieci, i componenti la R. Anticamera, "in piccolo uniforme" si riunirono nel Quartiere delle Stoffe in attesa dei Sovrani; e per la medesima ora erano state invitate le cariche di Corte, le dame e i ciambellani di servizio, perché si trovassero alla Villa Tempi fuori della Porta San Frediano, la quale villa era stata prescelta per lasciare le carrozze da viaggio con le quali sarebbero arrivati gli augusti personaggi, e prendere "le mute di Corte.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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