Altre più spregiudicate, alludendo alla differenza d'età, non avevan riguardo di dire mentre passava la carrozza di gala: - La par su' figliola!... -
E queste impressioni, sebbene non manifestate così screanzatamente, furono uguali in tutti i cittadini.
Lo stradale percorso fu: Borgo San Frediano, Fondaccio di Santo Spirito, Via Maggio e Sdrucciolo de' Pitti. La piazza era cosi gremita, che il drappello dei dragoni, le guardie nobili e le carrozze, stentarono a passare. I più vicini, con la improntitudine caratteristica della curiosità popolare, mettevan quasi il capo dentro la carrozza per veder proprio da vicino la decantata bellezza della sposa; tutti ne rimasero abbagliati; poiché la sua scultoria bellezza, e la perfezione delle linee, risaltava maggiormente dall'abito attillato e scollato. Le braccia poi, scoperte fin sopra al gomito erano una meraviglia. Era un peccato che non fosse di statura più alta, sebbene molto proporzionata; la sua bellezza vi avrebbe acquistato senza fine.
Portava un cappello elegantissimo color canarino, sormontato da un ciuffo di penne dette uccelli di paradiso. Al collo aveva un vezzo di perle "grosse come i ceci" disse subito il popolino, che sgranava gli occhi a veder quella po' po' di ricchezza.
Giunto il corteggio a Palazzo Pitti, i Sovrani allo smontare dalle carrozze furon ricevuti dalla R. Anticamera; e a mezze scale, dalle figlie e dalla Granduchessa vedova. Gli insistenti applausi del popolo, che non rinunzierebbe al divertimento di far sempre venir fuori i Sovrani, nemmeno a tagliargli la testa, obbligarono Leopoldo II e la granduchessa Maria Antonia ad affacciarsi più volte alla terrazza.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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