Fatta quindi la presentazione delle cariche, a mezzogiorno furon tutti licenziati, e finalmente gli sposi poterono respirare per qualche ora. E ne avevan proprio bisogno!
Ma fu un riposo di breve durata, poiché "dopo pranzo" - come si diceva allora per indicar le ore pomeridiane - doveva aver luogo la funzione solenne del Te Deum in Duomo. L'ora stabilita era le sei: ed il Gonfaloniere insieme ai signori priori, nobili e cittadini, in abito di cerimonia col lucco e il berretto, preceduti da sei mazzieri vestiti di rosso col ferraiolo bianco, facciole e calze bianche, e le scarpe nere con la rosa bianca e rossa; si riunirono come di consueto nelle stanze del Bigallo. Quindi insieme alle altre magistrature si recarono in Duomo, in attesa dei Sovrani e della Corte. Già le dame della nobiltà in abito di gala "col manto" avevan preso il loro posto; e i ministri esteri e le cariche, a mano a mano che arrivavano, venivano dai cerimonieri condotti negli spazi loro assegnati.
I granatieri, col morione, pantaloni bianchi e ghette nere facevano il servizio di chiesa, dalla porta grande lungo tutta la navata di mezzo, fino all'altar maggiore.
Oltre cento lumiere pendevano dal soffitto del maestoso tempio, ai fìnestroni del quale erano state tirate le tende di filaticcio di color verde cupo, per diffondere sotto le ampie e severe vòlte quelle mistiche tenebre che dando maggior risalto alle migliaia delle candele accese, producevano un effetto artisticamente meraviglioso.
Un mormorio d'ammirazione sorse all'apparire della granduchessa Maria Antonia in tutto lo splendore della sua giovanile ed opulenta bellezza, e della maestà del suo grado.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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