Un altro passatempo per quei ricoverati era di stare a vedere gli ortolani quando annaffiavano l'orto, con una specie di padelle infilate in un manico, arnese cotesto, che diremmo quasi un incunabulo dell'industria agraria.
1 vecchi un po' più arzilli, che avevan perso il pelo ma non il vizio, invece dei contadini guardavan più volentieri con gli occhi lustri, certe belle ragazzotte tarchiate e bronzine, che scalze, col cappellone di paglia in testa e la gonnella tirata su fino al ginocchio, stavano a gambe larghe annaffiando l'orto con più lestezza d'un uomo.
Questo divertimento, visto dalla spalletta della strada lungo le mura della Croce, non era soltanto dei ragazzi e dei vecchi di Montedomini; ma spesso ci si fermavano anche que' bighelloni del basso popolo, che andavano a girellar per le mura.
Lungo le muraera uno dei tanti luoghi preferiti per giuocare alla palla; e non era raro il caso che qualche ragazzo, nel calarsi giù per riprenderne una, cascasse in quei poderi, rincorso subito da un cane o scapaccionato da un contadino, perché, con la scusa della palla, molti rubavan l'uva o le pesche o la frutta che più era di stagione. Anzi, qualche volta, siccome alcuni alberi coi rami tentatori si avvicinavano alla strada, certi ragazzi ladracchioli, nello spenzolarsi troppo per agguantare una susina o una mela, andavan di sotto; e di sovente, invece di tornare a casa eran portati allo Spedale.
Proseguendo la gita, s'arrivava a un vicoletto in discesa che si diceva Via del Gelsomino e che riusciva in Borgo la Croce.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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Croce Montedomini Spedale Gelsomino Borgo Croce
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