A destra, lungo le mura, la Fortezza da Basso, coi fossi che la circondavano, aveva tutto l'aspetto d'un forte sul serio; ma oramai essa non poteva destar più nessuna apprensione, poiché dal 1815 in poi, le idee bellicose erano sparite affatto.
In fondo a Via della Scala c'eran le cosiddette Porte Nuove, di moderna costruzione. La Porta era una sola, ma per esser divisa a due archi, poiché da una parte s'entrava in città e dall'altra si usciva, fu detta le porte nuove.
Per arrivare alla Porta al Prato, là strada di fuori continuava ad alti e bassi, tetra, uggiosa, squallida e deserta: ma di fuori la cosa era diversa. Di lì cominciava subito il bosco delle Cascine, le quali non erano regolari né tenute come ora, ed avevano un aspetto più selvatico e più campestre.
Gli orti e i poderi chiusi da muri, o da antiche macchie che si trovavano appena usciti di città, facevan credere che se ne fosse cento miglia lontano. Tant'è vero, che a' tempi de' tempi, s'andava a villeggiare a San Marco Vecchio, a San Gervasio, a San Salvi o al Ponte a Ema, come oggi si va in montagna. Andare a Fiesole, all'Impruneta, a Villamagna, a San Casciano o a Compiobbi, era come andare all'estero!
Fra San Gallo e Pinti, c'eran le diacciaie, dove nell'inverno parecchi ragazzi, i quali si scordavano d'andare a scuola, o di tornare a bottega, vi si recavano invece a fare gli sdruccioloni sul ghiaccio che spesso a un tratto si rompeva, facendoli cascar nell'acqua con la cartella dei libri che molti non abbandonavano - per amore allo studio - nemmeno in quel salutare esercizio!
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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