Alla fine d'ottobre del 1628 "non essendo più la stagione propizia per giuocare al pallone, i giuocatori di fuori se ne tornarono alle loro patrie." Ma prima che partissero, il Granduca fece loro il regalo di una collana d'oro, a chidi scudi dugento e chi di centocinquanta. "Sicché - dice il cronista che fa gli occhioni - poteron molto contenti, tornare alle loro case."
Nel 5 ottobre del 1693 si trova notata una grande partita di sfida fatta dai giuocatori fiorentini, col consenso del gran principe Ferdinando, primogenito del granduca Cosimo III, fanatico di questo giuoco.
Il Principe fece mettere il giuoco del pallone appiè del Ponte Santa Trinita fino al Canto di Parione; ed egli con la principessa Violante e con tutta la Corte, vi assisté dal Casino de' Nobili, sull'angolo del Lungarno.
Le finestre delle case, dice il cronista inorridito, furon pagate perfino due zecchini l'una. Undici lire e venti centesimi di moneta nostra! I giuocatori venuti per questa sfida furono, nientemeno che il dottore Sansoni di Bologna, "con altri due suoi paesani ed un veneziano." I fiorentini erano Antonio Cocchini, detto il Bacchettone; un tale Francesco staffiere di Corte detto Pericolo; un altro staffiere detto Bobi ed un cacciatore del Granduca detto Momo. Vinsero i bolognesi, ed il Gran Principe regalò ad essi cento doppie per uno: ma al dottore Sansoni, che era stato il battitore, oltre le cento doppie, gli regalò anche un anello di brillanti di passa mille scudi di valore! Epperò faceva il giuocator di pallone, invece del dottore!
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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