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      Certe altre poi, si lasciavan frugare tranquillamente perché sapevano di non aver nulla addosso; e lo stradiere nonsi accorgeva, ed era quasi impossibile, che quello che cercava era nel veggio o scaldino ch'esse figuravan di portare per scaldarsi, e dentro era pieno di spirito chiuso in una piccola bombola, fatta a modello, coperta da un po' di brace e della cenere, che nascondeva perfettamente il frodo.
      Erano infiniti i mezzi e le astuzie usate per passar la roba alle porte in barba al cassiere e agli stradieri. Ci sarebbe da scrivere un libro curiosissimo!
      Nei carichi della fastella nascondevan mezzi bovi, addirittura: pialle da legnaioli piene di spirito, e perfino tamburi della Guardia Urbana a' suoi tempi, celavano o mascheravano l'inganno!
      Non c'era poi diligenza che arrivasse di campagna, nella quale non ci fosse qualcuno che tentasse il suo bravo frodo. Per lo più costoro, mentre gli stradieri, certi ferri di bottega più fini della seta di Napoli, facevano la visita e domandavano se c'era nulla da gabella, essi si mostravan distratti guardando in qua e là; ma più specialmente, e ciò era caratteristico, soffiandosi il naso, per nascondere l'imbarazzo e la bramosia di uscir presto da quella pena d'essere scoperti. Ma però c'erano talora degli stradieri che figurando di non accorgersi di nulla, tutt'a un tratto dicevano a quei tali: - Ora che la s'è soffiato il naso, la s'alzi! - E trovavan pari pari i generi nascosti: e se quello se li voleva tenere, bisognava che pagasse dieci volte la gabella: diversamente, come accadeva quasi sempre, diventavan proprietà dello stradiere che aveva fatto la scoperta, e ne faceva parte ai compagni di servizio.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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