Né finiva qui l'incerto - come si diceva - dell'impiegato; poiché quando questi faceva delle scoperte importanti, riceveva anche un premio di dieci lire dalla Ispezione delle Gabelle! E questo per incoraggiarli sempre più e non giustificare quello che dicevano certe linguacce, che qualcuno pigliava il cosiddetto boccone e lasciava correre!...
Il terrore di quei contrabbandieri spiccioli era uno stradiere soprannominato Bighezze, il quale pareva nato apposta per fiutare, indovinare da lontano e conoscere a colpo sicuro gli individui che tentavano la frode. E a vederlo pareva tutt'altro: allegro, buffone, piacevole, scherzava con tutti, con aria bonacciona, che invitava alla confidenza. Ed era lui che spesso scopriva perfino certi tavoloni da ponti per i muratori, pieni d'alcool chiuso ermeticamente in cassette di latta, lunghe quanto le tavole, e commesse nello spessore di esse con arte mirabile.
Più volte si scoprivano delle signore, che in carrozza, con grave posa e altezzosa, tentavano di passare ogni sorta di salumi, e facevano le sdegnose e si offendevano se venivano invitate a scendere, per farsi visitare dalla donna che appositamente faceva servizio ad ogni porta.
Famosi per le frodi in grande, erano i mortuari delle parrocchie, che quando portavano un cadavere ad un cimitero suburbano, tornavano in giù con la bara, che nessuno pensava a visitare, con entro un quarto di manzo o con due o tre agnelli, o anche - con rispetto - con un maiale intero. Ed il prete era di balla!
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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Ispezione Gabelle Bighezze
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