Il giovane Baccani, che alla vivacità dell'ingegno univa una prontezza di spirito tutta fiorentina, vedendo quell'atto del Granduca disse in un orecchio all'architetto Cacialli:
- Bisognerà mettere una lapide sul.... del Cinci! -
Il Cacialli non poté frenare il riso; ed il Granduca voltandosi domandò:
- Che cosa c'è? -
L'architetto, trovandosi un po' imbrogliato, cercò di levarsela rispondendo:
- Niente, Altezza! ridevo d'una cosa che mi ha detto qui il Baccani.
- Ditemela, ditemela....
- Ma....
- Voglio saperla! -
Il Cacialli gliel'ebbe a dire. E anche Ferdinando, mettendosi a ridere, disse:
- È giusta, è giusta, bisogna farlo davvero! -
Quanta bontà d'animo e quanto spirito in Ferdinando III!
Se la lapide non fu più fatta per il Cinci, fu fatta per ricordare l'avvenimento della demolizione dell'arco di Santa Trinita; e l'incarico fu dato al "Padre Mauro Bernardini, professore d'eloquenza nelle Scuole pie." Il Magistrato deliberò "di impetrare l'opportuno assenso di S. A. I. e R. per la collocazione della lapide al posto indicato;" e quindi "considerando che detto P. Mauro Bernardini meritava un premio per detta latina elegante iscrizione," stanziò a favore del medesimo la somma di sei zecchini, ossia di sessantasette lire e venti delle nostre, "in contrassegno del gradimento incontrato dalla detta iscrizione."
Con quest'opera si rese davvero più bella la passeggiata del Lungarno, che allora si limitava soltanto fino al Ponte alla Carraia, dov'è ora il terrazzino con la statua di Goldoni.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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